di Al. Tallarita

La riforma della giustizia e il martirio di Silvio Berlusconi, Leader di FI, camminano affianco. Tra fatti, ipotesi e sentenze di assoluzione, vestite di malagiustizia. La commissione di indagine sulla giustizia è il minimo dopo la profonda ferita come detto da Sisto, che ha segnato il partito di Berlusconi e la gogna mediatica a cui é stato sottoposto.

Una giustizia squilibrata, tra accusa e difesa, equidistanti dal giudice si auspicherebbe..

Fatto sta che il Presidente, viene assolto a formula piena, senza ‘ cavilli ‘ né distinguo. Ma molte le domande, ora dunque da porsi. Quindici anni di tempo sono giusti? La sentenza rispetta le norme del diritto? È stato sotto accusa in modo legale? Qual’è il reale potere delle Procure?

Dovranno rispondere a queste e altre domande. E chi risponderà dinnanzi alla giustizia? Ci si dovrebbe anche chiedere, se questo non fosse accaduto, quale sarebbe stata lo scenario italiano e nei rapporti internazionali. Quanto questo iter processuale, abbia cambiato l’Italia e il vento politico. Quel giustizialismo all’italiana, che dovrebbe spaventare terribilmente ognuno di noi. Per essere certi di vivere, entro uno stato di diritto.

L’innocenza di Silvio Berlusconi che è stato processato e assolto cinque volte.. oggi in grave ritardo, viene confermata. Ma non bastava una volta sola? Un processo solo?

La ‘ferita’ è alla democrazia, come dice Sansonetti a ragione. Trent’anni di sopraffazioni. Le sentenze si rispettano. Ma la responsabilità del giornalismo è evidente. Una forma degenerata di far giornalismo, spesso megafono delle Procure.

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