di Al.Tallarita

Se i genitori tornassero a fare i genitori anziché i tuttologi e lasciassero a chi ha le chiare competenze, vale a dire i docenti, dato che in caso di un docente particolarmente ostico, vi è un consiglio comunque a deliberare. E la formazione, le regole, la disciplina scolastica insieme ai voti e al programma, così come ha la valutazione di casi speciali, provassero ad avere ognuno un peso specifico, la società ne trarrebbero enorme beneficio.

E di queste ore, la notizia che il Tar boccia l’ennesimo ricorso di genitori che credendo di fare il bene della figlia con riscontrato Bes, vale a dire con bisogni educativi speciali, di oppongono alla bocciatura.

Quando invece, anche questa può avere funzione pedagogica. E che non è certo il rendere un percorso, senza fallimenti, frustrazioni no e deviazioni di percorso, ad aiutare realmente gli adolescenti a crescere, da persone sane e pronte ad accettare i no, che la vita e altre persone gli riservano.

Senza così, poter imparare a gestire la frustrazione emotiva ,che aiuta a formare il carattere, anche su i no, le cadute e risalite. I cambiamenti, spesso dovuti a delusioni che aiutano ad uscire dalla zona di confort e sperimentare nuove esperienze.

Questa alunna era stata bocciata, i genitori decidono per un ricorso, adducendo la mancanza di un piano didattico personalizzato.

Ma non hanno ragione dal Consiglio di Stato, il quale risponde, che le numerose insufficienze, giustificavano la bocciatura, con l’ordinanza n.7406/2023 pubblicata il 4 ottobre.

Ma chi decide se la valutazione degli studenti sia giusta? È una valutazione che andrebbe lasciata ai docenti, al consiglio d’istituto e non essere gestita all’esterno e ne dal Tar, se non in caso realmente necessari. Come ce ne sono stati e ce ne saranno.

Il docente, conosce il percorso che sta svolgendo nella sua disciplina, gli obiettivi che si è posto con l’alunno. In particolare con difficoltà di apprendimento speciali. Seppur in tale circostanza. La programmazione Bes non era presente. Aprendo la questione. La famiglia guardava alle insufficienze come risposta, al fatto che non ci fosse stato un percorso di studio mirato. Ma per il consiglio di stato la scuola ha ragione.

Sentenza

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