L.Rapini La Stampa

La proposta: «Maggiorenni a 16 anni per superare la contraddizione per cui da un lato li trattiamo da bambini, ma hanno una vita da adulti»

«Dove sono finite le emozioni? Che fine hanno fatto?»: lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet interviene dopo il suicidio in diretta TikTok di Vincent Plicchi, l’influencer e cosplayer noto in rete con il nome di Inquisitor Ghost, che si è tolto la vita martedì sera davanti a migliaia di follower.

Crepet si riferisce sia a «chi lo ha accusato», sia «allo sventurato ragazzo che è solo come l’uomo di Neanderthal» e aggiunge che «siamo riusciti ad avere una solitudine perfetta. C’è una progressiva espansione del cinismo, non costruita dai social, ma da loro messa in pura evidenza».

E aggiunge che probabilmente sono tantissimi i casi che non conosciamo, o perché i suicidi non avvengono in diretta social, o perché i ragazzi si fermano un attimo prima, «alla pura disperazione», che però non va sottovalutata.

I ragazzi immersi nella realtà virtuale come fosse la vita vera non si rendono conto che, appunto, quello non è il mondo reale e ne subiscono i contraccolpi senza mediazioni, dall’altro lato gli stessi ragazzi si sentono distaccati da tutto, non percependo che i loro commenti, le loro parole nella rete hanno così tanto peso.

«Dico no a tutto questo relativismo – afferma Crepet – e lo definisco con una metafora voluta come un esempio di “autismo digitale”, per spiegare l’isolamento, l’incapacità di provare emozioni che non siano virtuali».

I social diventano «un piccolo mondo iposensuale dove non si comunica attraverso i sensi. Anche la vista e l’udito, che lì si usano, sono limitati. Per dire, si guarda un piccolo schermo a 30 centimetri, non certo l’infinito. Questo crea una sindrome di distacco emotivo: ecco la ragione per cui i ragazzi non si rendono neppure conto del male che stanno facendo».

Uno dei grandi problemi è «il cinismo, che è una privazione di moralità – ancora Crepet -. Se qualcuno invita un ragazzo a vergognarsi, a togliersi dal mondo per qualche motivo, cosa ne ha ricavato? La distruzione. La morte è distruzione. Ora, quel ragazzo non c’è più. Il suo talento non c’è più. E chi è sensibile è più esposto. mentre l’insensibile è in grado di proteggersi in qualche modo. Mostruoso il mondo che non protegge gli insensibili. E parimenti mostruoso il mondo in cui solo gli insensibili se la cavano. A queste due mostruosità bisogna porre rimedio. Bisogna indignarsi. E questa povera anima ci ha dato la possibilità di indignarci».

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