A modo suo questo libro è molti libri, ma soprattutto è due libri. Il primo, lo si legge come abitualmente si leggono i libri […]. Il secondo, lo si legge […] seguendo l’ordine indicato a piè pagina d’ogni capitolo.

[Julio Cortàzar. Il gioco del mondo1]

Nell’ ambito della creazione della conoscenza, per il RAPPORTO SULLA CONOSCENZA 2018 ECONOMIA E SOCIETÀ, si legge che con un ruolo economico non trascurabile, la maggior istruzione degli adulti riverbera nella diffusione della produzione creativa (2.10) e, sia in Italia sia negli altri paesi europei, nello sviluppo sostanziale dell’occupazione culturale (2.11).

La pratica amatoriale di attività finalizzate alla creazione di prodotti artistici è indi- cativa dell’atteggiamento verso un patrimonio di competenze trasversali nell’ambito della conoscenza e, insieme, di una familiarità – sia pure non necessariamente di alto livello – con tecniche e conoscenze teorico-operative specifiche. Considerando l’intera popolazione da 6 anni in su, le coltiva il 56,2% degli italiani, con una leggera prevalenza maschile. La pratica di attività creative è molto diffusa, soprattutto fra le femmine, nel periodo della formazione (il picco è dell’81,5% fra i 15 e i 17 anni); poi declina, calando drasticamente dopo i 65 anni. Nella fascia di età produttiva delle persone di età tra i 25 e i 64 anni, la percentuale di persone dedite nel tempo libero ad attività creative è del 62,2, con uno scarto trascurabile fra i ge- neri (sull’ambito più generale della partecipazione ad attività culturali, v. 4.1). L’attività di gran lunga più diffusa – ma forse anche la meno indicativa di una reale produzione artistica – è fare fotografie, praticata nell’anno da oltre metà degli italia- ni, mentre quasi un quarto dei rispondenti dichiara di avere prodotto almeno un film o video. All’altro estremo, una minoranza non trascurabile di persone (il 6% degli uomini e il 4% delle donne) compone musica. Nella fascia adulta (25-64 anni), il 15% circa degli italiani si dedica, anche se con frequenze piuttosto basse, alle arti vi- sive e plastiche: disegno, pittura, scultura e modellazione. Tra le femmine fra i 25 e i 54 anni, la percentuale è nettamente più alta di quella dei maschi, con differenze fino a 10 punti percentuali. Quasi un adulto su dieci si dedica infine alla scrittura di poe- sie, racconti, diari, blog. La diffusione della pratica creativa è direttamente propor- zionale ai livelli d’istruzione: tra gli adulti (25-64 anni) che hanno conseguito la lau- rea o il dottorato di ricerca, quasi l’80% si dedica alla creazione culturale e artistica, contro meno del 70% tra i diplomati e poco più del 50% tra le persone con la sola li- cenza media. Tra i detentori di titolo universitario le differenze tra fasce d’età sono relativamente contenute, per cui, nel raggruppamento dei 45-64 anni, la percentuale di pratica dei più istruiti è tre volte superiore a quella dei meno istruiti. L’aggregato dei prodotti definiti convenzionalmente come culturali rappresenta una piccola frazione degli scambi internazionali dei paesi Ue: per l’Italia, meno dello 0,5% dell’export di beni, e con una quota inferiore al 6% sul totale dell’Ue28 (contro l’8,5% per l’insieme dei beni), ma con una bilancia commerciale attiva per quasi mezzo miliardo di euro. Il confronto della composizione dell’export culturale italiano con l’Ue mette in luce, per il nostro paese, il peso preponderante dei prodotti di tipo tradizionale: un quarto è infatti rappresentato dai tessuti d’arte e di alto artigianato, contro il 4,2% della media Ue. All’opposto, in Italia le produzioni creative digitali rappresentano meno dell’8%, contro quasi il 25% per l’Ue. È notevole, infine, la cre- scita di quasi 15 punti percentuali (superiore a quella dell’Ue) nelle esportazioni di opere d’arte tra il 2005 e il 2015 (sulla rilevanza dell’occupazione culturale, v. 2.11). Definizioni, indicatori, fonti Negli indicatori sull’attività creativa è esclusa la pratica a fini professionali, e si con- sidera lo svolgimento almeno una volta nell’arco dell’anno di riferimento (qui, il 2015). La fonte è l’indagine Istat Cittadini e tempo libero. La categoria comprende le seguenti attività amatoriali: fare fotografie, film-video, disegnare-dipingere-scolpire, scrivere, comporre musica. Il periodo di riferimento è di 12 mesi. La definizione dei prodotti culturali utilizzata da Eurostat comprende oggetti d’antiquariato, opere d’arte, libri, stampe, foto, film e musica e strumenti musicali e non comprende prodotti di design o di moda.L’occupazione culturale L’occupazione culturale offre un’indicazione sia pure grossolana del ruolo economi- co delle attività economiche del settore culturale e, insieme, di alcuni mestieri e pro- fessioni a carattere culturale, individuati sulla base della tassonomia proposta nell’ESSnet Culture report (sull’export di prodotti culturali, v. 2.10). Nel 2015, l’occupazione culturale nel suo complesso rappresentava il 2,9% del totale degli occupati dell’Unione europea. Le percentuali più alte si registrano in Lussem- burgo, nei paesi nordici e, tra le maggiori economie, nel Regno Unito. L’Italia, con una quota del 2,7%, si colloca appena sotto la media. Rispetto al 2008, in questo ag- gregato gli occupati sono aumentati di circa il 20% nell’Ue e in Germania, ma del 35 nel Regno Unito e del 40% in Francia. Collocandosi in un quadro occupazionale me- no favorevole, in Italia è cresciuta del 14% e in Spagna è rimasta stabile. La quota dell’occupazione culturale sul totale degli occupati con titolo terziario nell’Ue è pari a circa tre volte la quota corrispondente sugli occupati con un diploma di studi secondari (sull’occupazione per livello di istruzione, v. 6.2). Le differenze tra paesi riflettono la composizione professionale e settoriale dell’aggregato e, insieme, i livelli medi d’istruzione a livello nazionale (v. 3.1). Circa la metà dell’occupazione culturale corrisponde a professioni culturali svolte presso imprese fuori dal perimetro delle attività culturali (il 47,5% per l’Unione, il 53,0% in Italia), benché la quota di quest’aggregato vari tra il 70% del Lussemburgo e meno del 40% nel Regno Unito. Tra le attività economiche culturali, quelle artistiche e di intrattenimento pesano poco meno del 20% sul totale (in Italia, meno del 13%). Se- guono le attività di design specializzato, che rappresentano l’11,7% del totale (in Ita- lia arrivano al 14,0% e nel Regno Unito al 17,7% – sul disegno industriale, v. 2.6). Le attività di musei, luoghi del patrimonio, biblioteche e archivi (su disponibilità e frui- zione, v. 6.4-6.5) hanno una quota del 9,5% (simile in tutti i maggiori paesi a ecce- zione della Germania, dove si ferma al 5.4%), mentre il resto è formato dalle indu- strie dei contenuti e dei media (v. Definizioni). In Italia, nel 2016 l’aggregato dell’occupazione culturale è pari a 612 mila addetti, in diminuzione di 23 mila unità rispetto al 2015. Architetti, progettisti, geometri e de- signer costituiscono la categoria più rappresentativa (35,1%), seguiti dai lavoratori dell’artigianato (15,6%) e dagli artisti visivi e dello spettacolo (10,9%). A livello re- gionale, l’incidenza è più elevata in Toscana (grazie a un forte contributo dell’artigianato e delle attività legate al patrimonio culturale) e nel Lazio e in Lom- bardia (dove si concentrano le attività dell’industria dei contenuti e dei media, non- ché del design), e minima e calante in alcune regioni del Mezzogiorno. Nel comples- so, c’è una leggera prevalenza maschile, che su base regionale dipende dalla compo- sizione delle attività e, per età, si concentra nella componente più anziana, che è an- che quella in cui l’incidenza dell’occupazione culturale è più elevata. Definizioni, indicatori, fonti Le occupazioni culturali sono definite nell’ ESSnet Culture report, e comprendono tutti gli occupati (indipendentemente dalla professione) nelle attività dei contenuti e dei media (J59-60 nella classificazione NACE delle attività), le attività di design spe- cializzate (N74.1) e quelle relative alle arti creative (R90) nonché, fuori dal perime- tro delle attività culturali, le seguenti occupazioni: architetti e designer (gruppo 216 nella classificazione ISCO-08 delle professioni, a eccezione del gruppo unitario 2164), gli insegnanti d’arte e musica (2354 e 2355), i bibliotecari e archivisti (262; 4411), autori, giornalisti e linguisti (264), gli artisti (265) e i tecnici dello spettacolo e radio-televisivi (343 eccetto i cuochi; 3521), gli artigiani (731, eccetto 7311).

* A questo capitolo hanno contribuito Matteo Lucchese (2.1, 2.7), Valeria Mastrostefano (2.2), Ema- nuela Trinca ed Emanuela Bilotta (2.3), Silvia Lombardi (2.4, 2.5, 2.6), Annalisa Cicerchia (2.10, 2.11), Emanuela Bologna (2.11), Andrea de Panizza (2.8, 2.9 e revisione generale)

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