Di Al. Tallarita

“Il Senatore La Pietra, di FdI, al convegno Report Carceri in veste di estensore del report il ‘caso Toscana’, organizzato dal partito, parla della visita nelle carceri nella regione.

Report fatto anche con l’ausilio dell’Avv. Burelli.

Racconta gli esiti dell’indagine sui luoghi, attraverso un report redatto. Un’esperienza che lo ha toccato, dice, personalmente. Spesso si parla del sistema carcerario, dice il senatore, mettendo al centro solo il detenuto.

Ma in base all’esperienza fatta, quell’obiettivo non si raggiunge, se il sistema non ha strutture adeguate e se il personale, non sia posto in reale sicurezza. Una vita di tre mesi, in esame dei penitenziari della Toscana, analizzando la vita degli agenti carcerari, che presentano situazioni al limite. E situazioni strutturali inadatte.

Nonostante ciò, dice il Senatore, abbiamo trovato donne e uomini, che con profonda consapevolezza fanno il loro lavoro. Si è dialogato con educatori, medici, agenti, direttori, comandanti. Molti direttori per carenza, gestiscono più istituti. Il numero dei detenuti e sostanzialmente quello previsto, in Toscana per i dati riscontrati.

L’elemento di criticità è rappresentato dai detenuti stranieri, in particolare magrebini e subsahariani, non avvezzi al rispetto della divisa. Dato molto importante per la loro conseguente gestione.

Poi altre criticità, la presenza di malati cronici, il personale femminile che non può per esempio gestire alcuni settori, e nonostante gli straordinari vi è sovraccarico di lavoro. Di notte, in particolare, sono sotto al minimo vitale, utile a garantire la sicurezza. Alcuni istituti hanno uno o due agenti di notte.

Disomogeneità nei ruoli, dunque, è stata riscontrata, con distribuzione senza logica. Alcuni amministratori, hanno riferito disagio nel lavoro, che si riversa in tensione nei detenuti e poi sugli agenti. Mancanza di personale, strutture precarie e nessun mediatore culturale, sono realtà.

Il patrimonio edilizio carcerario è oltreciò inadatto. Sia le strutture antiche storiche, che quelle recenti. Sono inadeguate. Anche per aprire le celle. (Come i nuovi protocollo europei prevederebbero). Come ad esempio il carcere di San Gimignano, costruito in mezzo al nulla. Senza collegamenti da e per la città. Lo stato di conservazione è in abbandono, per mancata manutenzione.

Le caserme o non esistono o non sono bastanti. Mancano sale di riposo per il personale. I sistemi di videosorveglianza non esisteononse non in rari casi. E mura di cinta impraticabili. Personale demotivato, per mancanza di personale infermieristico. Con il passaggio della responsabilità sanitaria, alle aziende regionali, la situazione medica è peggiorata. Ma anche l’assistenza psichiatrica è inadeguata.

Si sono riversate nelle carceri, persone che lì non potrebbero starci. E gli agenti di polizia penitenziaria, devono affrontare cose, per le quali non hanno mezzi né competenze.

E problemi di logistica, ha anche quello di Porto azzurro,non ci sono infatti agevolazioni per il traghetto per raggiungerlo. Soli, dunque, in balia dei detenuti, restano gli agenti. Senza videosorveglianza in un senso di abbandono e mancanza di tutela. Lavorano si, ma con frustrazione e stanchezza.

È stato richiesto l’uso di bodyweb. La legge sulla tortura posta in essere non facilita e basta nulla per esser denunciati. (Una denuncia per violenza psicologica..non è facilmente dimostrabile o peggio contrastabile).

In ultimo, conclude il Senatore, in quasi tutti istituti gli attrezzi sono esigui. Anche anfibi.. divise eo altro.”

Nel convegno si sono intervallati gli interventi dei vari ospiti, ma va posto interesse su chi essendo tale, rappresenta gli Agenti di Polizia penitenziaria.

L’intervento del Dr.Laura, vice segretario del Sindacato della polizia penitenziaria e responsabile dell’area dirigenza, si è sviluppato, dopo il ringraziamento al Sen. La Pietra per la lucidità con cui ha esposto il problema della Toscana nel report, che poi è quello di varie regioni.

Rappresentando i comandanti, dice Laura, due cose in particolare mi interessano, la certezza della pena e l’esecuzione nei paesi di provenienza, in quanto sono concetti condivisibili.

Per fare funzionare il carcere, guardando all’Art. 27 della Cost. “La responsabilita’ penale e’ personale. L’imputato non e’ considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanita’ e devono tendere alla rieducazione del condannato“,occorre crearne le condizioni adatte.

Se il numero è insufficiente, vanno create nuove strutture. Ma non vi è la volontà. (Perlomeno adesso). Né si parla di riforma,con tale governo multicolore, ‘viviamo in apnea un’altro anno’ fino a nuovo governo per importanti cambiamenti.

Bisognerebbe parlare però anche, delle vittime dei reati. Che spesso sono i grandi assenti.

C’è un lavoro commissionato dalla Min.Cartabia presieduta dal Prof. Ruotolo, in cui tra le duecento pagine, si legge di : liberazione anticipata, a prescindere dalla gravità del reato. Di incontri intimi, come da commissione del Prof. Giostra. Che fanno allarmare, dato che la polizia penitenziaria non ha la formazione per farlo’.

Si ricordi che l’agente di custodia è un poliziotto. Non un mediatore culturale o sociale. Sottolinea.

Si propone dunque una modifica dei compiti istituzionali, nella riforma. Azioni inerenti la cultura riparativa. Ma vigilando redimere. Resta seppur modificata oggi, la frase di riferimento.

D’accordo agli inserimenti di figure professionali quali: mediatori, sociologi, necessari in modo che i poliziotti siano chiamati a internevire esclusivamente per i loro compiti.

Si parla di telefoni..microsim .. si vietano le perquisizioni, senza motivazione, e che siano sempre in presenza di un medico.

Non è semplice tutto questo. Non ci sono progetti sulla sicurezza Sic et simpliciter.

Né spendere su risorse in tecnologie, senza un giusto quadro formale e nella concretezza.

Nel rispetto delle regole, si può restituire dignità al lavoro della polizia penitenziaria.

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