Avvenire, G. M. Del Re 

Avviate dalla Commissione Ue due procedure sul gruppo Meta: il sospetto è che gli algoritmi possano «stimolare forme di dipendenza comportamentale nei bambini»

L’Europa indaga su Instagram e Facebook per tutelare meglio i minori

I minori insufficientemente tutelati e anzi a rischio di dipendenza online, con rischi anche alla salute psicofisica. E’ il sospetto alla base di due procedure avviate contro Meta dalla Commissione Europea relative a Instagram e Facebook. Procedure che arrivano dopo le prime due avviate il 30 aprile contro la società di Mark Zuckerberg legate al sospetto di pubblicità ingannevole e problemi sul fronte dei contenuti politici. Il tutto nel quadro del Digital Service Act (Dsa, Legge sui servizi digitali), che impone particolari oneri in termini di tutela degli utenti e soprattutto dei minori alle società incluse nella lista delle piattaforme molto grandi (Vlop), tra cui tutti i big Usa o la cinese TikTok (anch’essa oggetto di due procedure, tra l’altro anche per insufficiente tutela dei minori). “Oggi – ha dichiarato la vice presidente della Commissione Margrethe Vestager – attuiamo un altro passo per la sicurezza dei giovani utenti online”. Indagini su Meta anche per la questione dei minori sono peraltro in corso anche negli Stati Uniti con già una multa di 5 miliardi di dollari.

“La Commissione – recita una nota – è preoccupata che i sistemi sia di Facebook, sia di Instagram, incluso i loro algoritmi, possano stimolare forme di dipendenza comportamentale nei bambini e creare effetti rabbit hole (e cioè il passare ininterrottamente di video in video ndr)”, sfruttando “la debolezza e l’inesperienza dei minori” con rischi relativi al “benessere fisico e mentale dei bambini”. Si guarda a questioni come, ad esempio, l’immagine fisica o forme di depressione o altri effetti psicologici negativi che possono risultare aggravati dall’utilizzo intenso dei social network. Al centro anche timori relativi alla tutela della privacy e della sicurezza online dei minori. Infine, si legge ancora, “la Commissione è preoccupata sui metodi di verifica dell’età attuati da Meta”, che potrebbero “non essere ragionevoli, proporzionati ed efficaci”. La procedura è il risultato di un’analisi preliminare sul rapporto di valutazione dei rischi (obbligatorio secondo il Dsa) inviato da Meta lo scorso settembre e sulle risposte inviate dalla società alle richieste aggiuntive di informazione presentate dalla Commissione. “Non siamo convinti – ha commentato il commissario al Mercato Interno Thierry Breton – che Meta abbia fatto abbastanza per adempiere agli obblighi nel quadro del Dsa per mitigare i rischi negativi per la salute fisica e mentale dei giovani europei su Instagram e Facebook”. Con le indagini su Meta, ha aggiunto, “non risparmieremo sforzi per proteggere i nostri bambini”.

Con l’annuncio dell’avvio formale dell’indagine, la Commissione potrà ora “attuare indagini approfondite in via prioritaria, e continuerà a raccogliere prove, ad esempio inviando ulteriori richieste di informazioni, conducendo colloqui o ispezioni”. Possibili anche richieste di misure provvisorie immediate. Se la Commissione dovesse giungere alla conclusione che vi è stata violazione del Dsa con multe molto salate che possono arrivare fino al 6% del fatturato globale della società. Fonti comunitarie spiegano che la Commissione si aspetta “duro lavoro” per correggere queste lacune da parte della società che però, aggiungono, sembra aver compreso la gravità dei rilievi. Ne sapremo di più nelle prossime settimane.

“Vogliamo che gli adolescenti abbiano esperienze online sicure e adatte alla loro età. Per questo nell’ultimo decennio abbiamo sviluppato oltre 50 strumenti e policy pensate proprio per proteggerli. Questa è una sfida che tutto il settore si trova ad affrontare e siamo pronti a condividere maggiori dettagli sul nostro lavoro con la Commissione Europea”, la risposta di un portavoce di Meta in merito all’indagine avviata dalla Commissione Europea.

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