A.Bucchieri Polizia moderna 

Quando comparsero i primi telai meccanici in Inghilterra, i tessitori bloccarono le macchine con i loro zoccoli, i sabot. Da quell’episodio deriva il termine sabotare, ma anche l’insegnamento dell’inutilità di ostacolare l’arrivo di nuove tecnologie, mettendo l’accento piuttosto sulla capacità di saperle gestire correttamente a favore e non a discapito degli altri esseri umani. Vale anche per l’intelligenza artificiale che è già tra noi. La stiamo utilizzando quotidianamente tutti quanti più o meno inconsapevolmente. Ed è proprio quest’ultimo avverbio a fare la differenza. Su questo si basa la partita più importante: essere coscienti dei contenuti con cui viene alimentata l’intelligenza artificiale, compresi i nostri dati personali, e a chi diamo il potere di utilizzarli e per quali scopi. Così siamo andati a intervistare uno dei massimi sviluppatori di IA, lo scienziato austriaco Georg Gottlob, che ha scelto proprio l’Italia per proseguire le sue ricerche e lavorare sulle aberrazioni, le allucinazioni e i pregiudizi e sul rischio di manipolazione dei minori derivanti attualmente dalle macchine dell’IA. Se bene siamo ben lontani dagli scenari apocalittici di mondi dominati dai robot, non dobbiamo abbassare la guardia sugli usi sconsiderati o impropri mantenendo al contempo la lucidità su tutti i vantaggi che questa tecnologia ha già portato e sta portando. 

Poliziamoderna ha poi sondato le ripercussioni dell’utilizzo dell’IA nelle attività di polizia, sia quelle repressive di nuovi reati che quelle investigative e di contrasto. Lo abbiamo chiesto prima di tutto alla polizia postale e delle comunicazioni, che è in prima linea nel contrastare tutti gli illeciti che possono arrivare dal mondo virtuale e digitale. In una situazione ancora di quasi totale deregulation è difficile perseguire reati ancora non configurati dal legislatore. Eppure l’IA può essere di aiuto alle indagini, come ci spiegano gli esperti di Craim, il Centro ricerca e analisi informazioni multimediali della polizia di Stato fiore all’occhiello dell’utilizzo delle nuove tecnologie. 

Non poteva mancare tra le nostre pagine il racconto dei 100 anni di Interpol, l’organismo di cooperazione internazionale delle forze di polizia di tutto il mondo, festeggiato durante l’ultima Assemblea a Vienna, che si è conclusa con un grande risultato: l’approvazione della Silent notice, proposta da Interpol Italia. Quando il genio di un poliziotto italiano, Giuseppe Dosi, intuì le potenzialità di un dispositivo del genere sembrava fantascienza. Oggi non ne potremmo fare a meno per contrastare il crimine diventato sempre più transnazionale.

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