Terzogiornale

Staremo a vedere, l’intera faccenda dovrebbe avere uno sbocco a breve, con la nomina del nuovo premier.

Ma quello che ci interessava segnalare è che – per un insieme di fattori, tra cui senza dubbio la presenza in Francia di una sinistra politica che, pur tra molte divisioni interne, riesce comunque a dire la sua – mai come nel recente passato una crisi, innescata da un blocco dovuto alla mancanza di una maggioranza parlamentare, sia venuta svolgendosi nel senso del più classico dei conflitti sociali, con il delinearsi di interessi nettamente contrapposti.

È una prospettiva di eguaglianza sostanziale, di riduzione dello strapotere della ricchezza, quella che è tornata a fare capolino nella vicenda francese.Post-scriptum (11/10/25) – Contro ogni previsione, Macron ha finito col rinominare Lecornu.

Come ci era già capitato di scrivere, perseverare è diabolico. Molto negativa, come c’era da aspettarsi, la reazione dei partiti di sinistra, socialisti in testa, che pure hanno posto come condizione, per non arrivare subito alla “censura” (cioè a un voto di sfiducia parlamentare nei confronti del nuovo governo), che sia sospesa senza indugio la riforma delle pensioni. Si prolunga così la crisi politica francese, in mancanza di un compromesso tra il centro macroniano e la sinistra.

Ci sarà da votare il budget 2026, poi tutti i nodi saranno gli stessi: scioglimento dell’Assemblea nazionale e nuove elezioni o dimissioni di Macron, su cui ormai piovono le critiche anche da una parte del suo stesso campo.

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