di Al. Tallarita
Presentazione del libro sulla gestione dei fondi europei e del PNRR, parla l’autrice Raponi, interviene il Senatore Matteo Salvini, con il gruppo di ID Lega in Europa. L’europarlamentare Antonio Maria Rinaldi, il Deputato Claudio Borghi e il Senatore Alberto Bagnai.
Il libro nasce con l’idea di informare, come dichiara la stessa autrice alla presentazione alla Camera, di ” Smontare questa comunicazione mediatica falsa ” inizia l’autrice: “ero veramente stanca di leggere ciclicamente sui giornali sui quotidiani che gli italiani sono degli imbecilli, quando devono utilizzare i fondi europei” non ci sono giustificazioni per le quali, si possa ben comprendere il perché il nostro popolo non sia all’altezza, di gestire delle risorse, gratuitamente concesse, né di utilizzarle.
È proprio partire da tale constatazione, l’autrice si impegna a capire approfondendo, facendo dei calcoli e proponendo dei dati precisi, in un libro scritto nell’arco di due anni. Il prolungato tempo gestione, della scrittura del libro, deriva anche dal fatto che l’autore ha voluto riportare tutte fonti pubbliche. Provenienti da fonti ufficiali o documenti, estrapolati dal sito dell’Unione Europea. Uniti a dati pubblici, anche a livello nazionale e della corte dei Conti.
Quello che è emerso da questi studi, è una situazione completamente diversa.
Sostiene la Raponi ” Non è affatto vero che non siamo bravi utilizzare i fondi sanitari (..) i dati dimostrano che [i fondi] li abbiamo sempre utilizzati al pari degli altri paesi. (..) il libro è stato intitolato manuale teorico-pratico quindi è sicuramente un manuale da consultare che riporta ovviamente la normativa e regolamenti tutto ciò che può essere utile per avere una cognizione delle fonti”.
Si tratta anche, di un saggio critico, sul sistema dei finanziamenti comunitari. Argomentazioni utili ad avere uno strumento, quando si leggono le notizie sui quotidiani non sempre vere. Il libro, per quanto riguarda la sua struttura, attiene ai finanziamenti comunitari, al New Generation EU e quindi al PNRR.
Espone le fonti, perché ancora non vi sono i risultati. Con riferimento anche ai settennati precedenti, per vedere il tipo di atteggiamento che c’è stato nei confronti dei fondi pervenuti. Quello che appare, lascia perplessi, sostiene l’autrice, rispetto a quello che viene scritto. Ci si aspetterebbe per esempio, dall’inizio del settennato, che vi siano dei dati misurabili sulla disoccupazione. E alla fine del settennato o dopo l’utilizzo dei fondi, si dovrebbe venire a sapere, se l’obiettivo sia stato o meno, raggiunto. Ma non funziona così.
L’autrice lo sostiene, dopo aver esaminato la situazione di tutti i settennati precedenti. Dicono che gli obiettivi che si volevano raggiungere, con i finanziamenti comunitari, non sono mai stati raggiunti.
Questa è una parte cospicua nel libro.
I dati ufficiali della comunità Europea, erano marginali e questa fase iniziale è cambiata, cambiando anche il linguaggio dell’Unione Europea. Che supera la fase, in cui vi erano presentati documenti e si diceva semplicemente, che un obiettivo non fosse stato raggiunto. Ma senza neanche vedere, la data entro la quale quest’obiettivo, doveva essere raggiunto.
Si passa da una fase in cui vi erano le condizionalità ex post è un disimpegno delle somme non utilizzate ad una condizionalità ex ante. E a ogni Stato viene richiesta, una struttura normativa organizzativa, adeguata.
Quello che non emerge, è se ci sia un obiettivo dei finanziamenti comunitari, per ridurre la disoccupazione. Fattore che dovrebbe essere misurato, all’inizio del settennato, poi anche alla fine dopo l’utilizzo di Fondi. Perché si abbia certezza, se questo obiettivo, sia stato raggiunto o meno. Così i dati della disoccupazione, all’inizio di un settennato, dovrebbero essere misurabili, poi alla fine di questo, bisognerebbe vedere se il dato sia migliorato.
Il tutto si basa, dice l’autrice, di una serie di indicatori, che sono di natura statistica. Questo apparentemente, proporrebbe la presenza di alcuni strumenti da utilizzare, che se poi non vengono utilizzati, colpevolizzano chi non è stato non in grado di utilizzarli.
O inoltre, il mancato raggiungimento degli obiettivi, viene attribuito a qualcosa di esterno. Per esempio, per quanto riguarda l’ultimo settennato,” tutte le colpe sono state attribuite alla crisi economica”.
Proprio attraversando e analizzando i settennati dal 2000 al 2020, si evince che dietro al sistema di finanziamenti comunitari, vi sia una falsa ideologia.
“Anche per il Next Generation EU riscontriamo le stesse problematiche” continua ” si parla di finanziamenti comunitari [e] ci troviamo di fronte ad una pianificazione unificata per tutti gli stati“
Ma con esigenze specifiche, che non vengono sempre considerate. Per esempio, se si chiede il cofinanziamento e in una condizione per la quale non si possa affrontare questa richiesta o ci si trovi in un regime di vincolo o di pareggio di bilancio. O non si abbia la possibilità di uno scostamento di bilancio e non vi sia pertanto, l’opportunità di avere le quote per i co-finanziamenti, così da utilizzare i fondi del finanziamento europeo.
Ci vorrebbe un piano, che comprenda uno studio del territorio, anche per le risorse del New Generation EU e del PNRR. Uno studio che riguardi il territorio, le sue esigenze, le mancanze, gli ambiti in cui sarebbe necessario intervenire e indirizzare gli investimenti, affinché divengano mirati.
Manca qualcosa del genere, ci sono degli obiettivi che non sono specifici, per il territorio a cui sono indirizzati. Si tratta così, di risorse che possono essere spese, ma che non producono nuovo lavoro né sviluppo, né capacità di ricchezza.
Pertanto si rivela un piano, incapace di creare liquidità permanente che possa consentire agli Stati, delle autonomie politiche,
conclude.